Residenza dei feudatari di Sardara, l'edificio risale, verosimilmente, al tardo '600. Le forme attuali derivano dal ridisegno complessivo del primo '800, ispirato alle linee estetiche rococò piemontesi.
Secondo il modello consolidato delle dimore feudali, il palazzo rappresenta il corpo principale di un articolato complesso architettonico e urbano, esteso alla corte agricola e giudiziaria, alla torre carceraria, alla cappella gentilizia e alle fortificazioni. Nei primi anni del '900, la configurazione era ancora, parzialmente, leggibile. Almeno inizialmente, la storia dell'edificio fu legata alla prospiciente chiesa di sant'Antonio, probabile cappella della famiglia Orrù.
Nel 1814, i muratori Efisio Deiana, Giovanni Marcia, Giovanni Antonio Manca e Ignazio Podda ristrutturarono la dimora e realizzarono i nuovi fronti. I prospetti sono scanditi da un ordine gigante di paraste. Le finestre ioniche, racchiuse da cornici con volutine laterali, sono ispirate alle sobrie immagini dei palazzi aristocratici piemontesi.