Oggi identificabile come un santuario rurale, la chiesa è, in realtà, l'ultima emergenza dell'antico borgo di Serzela, lungo la sponda sinistra del fiume Mannu.
Nel 1680, il muratore Battista Landis, di Ales, ricostruì l'edificio, ridecorato, tra il 1692 ed il 1695, dal pittore Pietro Giovanni Pola. Pochi anni dopo, la chiesa ricevette nuove dotazioni: l'artigiano Raffaele Scarpinati fuse la nuova campana e l'argentiere Francesco Altea forgiò una navicella per le funzioni liturgiche.
La vicinanza e gli intrecci giurisdizionali con il vicino centro di Sardara favorirono la partecipazione di artigiani e vicari di questo paese alla vita della chiesa: ad esempio, nel 1716, il muratore Efisio Mura eseguì alcuni restauri.
All'interno della chiesa, una lapide murata ricorda il saccheggio perpetrato alla villa di Uras da uno squadrone di pirati saraceni.