L'Architettura

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Parrocchiale San Michele Arcangelo

Il monumento attuale sostituì l'antico tempio cinquecentesco, del quale permane l'abside quadrangolare coperta con volta a crociera.

Nel 1907, l'archivio parrocchiale conservava copia dei contratti d'appalto relativi alla ricostruzione della chiesa, patrocinata dal rettore Giovanni Garau, sottoscritti negli anni di passaggio tra '600 e '700: la notizia è riportata nella relazione di visita dell'arcivescovo di Cagliari, monsignor Pietro Balestra.

L'architettura

Gli interventi settecenteschi conferirono al tempio la forma attuale con la navata affiancata da tre cappelle per lato, crescenti in dimensione verso il presbiterio; dal braccio destro del transetto e dall'abside, è possibile accedere alla sagrestia.
Nella seconda metà del XVIII secolo, i muratori cagliaritani Efisio Mura e Antioco Serpi , sotto al direzione del francescano Pasquale Uccheddu di san Giovanni Battista, sopraelevarono il campanile, installandovi l'orologio. I danni subiti dalle intemperie, nel 1899, determinarono la demolizione della cella campanaria e degli ingranaggi interni.
Il corpo intero della facciata è percorso da fasce murarie orizzontali; gli archetti pensili, al di sotto degli spioventi, e la trifora centrale alludono alla moda revivalistica del primo '900, declinata in chiave neo-romanica.

Decorazioni e arredi

La chiesa conserva un pregevole corredo di opere d'arte ed arredi sacri. Il retablo dell'Annunciazione, dipinto da Lorenzo Cavaro, nel 1501, è l'oggetto più rappresentativo della collezione. Proveniente dalla chiesa di san Paolo del deserto, scomparsa insieme all'intero abitato di Serzela, l'ancona è un esempio interessante di pittura sarda tardo-gotica, ispirato alla coeva produzione catalana, con moderati accenni all'estetica rinascimentale.
Tra gli arredi marmorei, si segnala l'altare presbiteriale, con il corpo superiore ligneo, e l'altare marmoreo scolpito dall'artista intelvese Michele Spazi, nel 1772. Il muratore Gerolamo Marchias realizzò l'antico pavimento, sostituito, nel 1857, da un nuovo rivestimento marmoreo.

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